venerdì 11 febbraio 2011

Ciro Discepolo - Traditore dell'Astrologia

Un Grande Astrologo
André Barbault


I seguaci di Ciro Discepolo sono persone dalla scarsa intelligenza e prive di cultura. Una persona di media intelligenza e di media cultura non può credere sulla parola ad un tizio che afferma di aver fatto una importante ricerca statistica su oltre 75.000 soggetti, se questa statistica non si può leggere da nessuna parte.

Qualcuno mi fa notare che io insisto sempre sulla statistica, ma la cosa è fondamentale, e non sono il solo a pensarla in questo modo, ma anche un grande astrologo come André Barbault.

È impossibile sfuggire all’amara impressione dell’astrologia nel mondo attuale per l’immenso guazzabuglio di cui essa dà spettacolo. Mai si è detto e scritto così tanto in suo nome e sul suo nome, e cosa resterà di quest’orgia di parole e di scritti? Quale contrasto tra questa valanga di parole ed il quasi immobilismo del suo vero sapere? Certo, sempre più numerosi sono quelli che cercano di far avanzare la nostra conoscenza sui terreni più vari, ma ancora ci manca l’essenziale, siamo ancora al bisogno elementare di verità primarie e di punti d’appoggio fissi. Perché c’è sempre una frattura tra «l’idea-forza» dell’astrologia ed il «fatto» astrologico. Fondo dell’inconscio collettivo, sede centrale della nostra cosmicità «l’idea-forza» dell’astrologia, nel fremito della vita universale, è già nella sua stessa maniera d’imporsi fino a rendersi trans-storica, transcivilizzazionale, percorrendo la propria storia di civilizzazione in civilizzazione, come il filo d’una collana passa di perla in perla. L’uomo – questo piccolo essere insignificante nell’immensità dell’ordine cosmico – pervaso: d’altronde, è perché lui vedeva indistintamente il fenomeno logico che essa è nata e continua a rinascere periodicamente. Il potere di coesione del soffio spirituale che ce la porta deriva semplicemente da che l’animo umano è essenzialmente antropocosmico la sua perennità, la sua universalità hanno le radici nel cuore di ciascuno, laddove si celebrano le nozze tra l’uomo ed il cielo. Quando l’astrofisico di oggi arriva a dire che «tutto l’universo è misteriosamente presente in ogni luogo e in ogni istante del mondo)» (Hubert Reeves), ciò che per lui è il risultato dell’osservazione scientifica in realtà è da sempre, quotidianament vissuto dall’astrologo che vede nell’essere umano nascente come un condensato dell’universo. Misera è l’idea razionalista contraria: e cioè che l’astrologia, vergognosa malattia dello spirito umano, non sia che una scienza antiquata, un malsano residuo di una mentalità magica, uno strascico oscurantista del pensiero prelogico, una tomba in disuso oggigiorno, quando la fisica moderna proclama «principio di non separabilità», l’indivisibilità fondamentale dell’universo consacrata riallacciandosi all’idea filosofica primaria della scienza d’Urania che già si basava sul «principio antropico». Al punto che la configura epistemologica dell’astrologia come vecchiume e arretratezza si trasforma stranamente in conoscenza d’avanguardia foriera del futuro. Questa «idea-forza», cui l’uomo è tanto più sensibile quanto più lascia fare all’anima e da cui tanto più si difende quanto più domina in ratio, è generatrice di «fede» astrologica. Essa alimenta di articoli di l’astrologia popolare, come il credere nell’influenza della luna sul tempo, al limite del vero e del falso, invadendo col suo pregiudizio l’astrologia sapiente. Ma non è che un semplice invito al sapere: stuzzicato l’appetito resta da cucinare. Certo, essa ha contribuito al processo intuitivo con cui si è prodotta la prima scintilla degli incontri tra il significante astrale e il significato umano, ed è al suo fiuto che dobbiamo l’essenziale del linguaggio astrale: la rivelazione del simbolismo planetario e del modo in cui noi siamo astralizzati, canoni della prassi che dà radice a quell’essere verbale che è il tema natale letto. È tutto quanto c’era da aspettarsi: resta semplicemente il fatto che la sua fonte di pensiero generatore non è necessariamente parola di verità, questa scienza infusa che fa pensare alla Fortuna dagli occhi bendati che avanza a tastoni e che non saprebbe garantire la minima correlazione. Bisogna accedere al «fatto» astrologico per costruire davvero una cultura. L’atto interpretativo instaura un rapporto interprete-interpretato. Al di là del fenomeno inter-soggettivo così istituito, dev’entrare in gioco e manifestarsi un potere intrinseco dell’astrologia veicolo dell’informazione, indipendentemente da questi, al di sopra di questi per così dire. La finalità del sapere astrologico, portatore di verità obiettive, è di apportare il proprio messaggio e dare un senso al riuscito esercizio di un potere dello spirito sul reale. Comunque, bisogna accedere al livello di conoscenza di questo «fatto» rivelatore di uno stato di cose esistente su una discreta area d’osservazione. Tale è soltanto in parte il caso dell’astrologia d’oggi. Il vero rimprovero ch’essa meriti è di soffrire sempre d’inconsistenza empirica, di carenza obiettiva, a giudicare dall’abituale vaghezza dei suoi risultati o dall’uso di una lingua nebulosa. Da cui la tentazione di compensare tale carenza di realtà con una spiritualizzazione sospetta, come se ci si volesse munire di ali, prima ancora di aver tentato di reggersi sui piedi. Prima di pretendere d’installarsi sulle vette aleatorie del sovrumano, o di fare della volta celeste il vestibolo d’una città divina (voli di spiritualità a perdita d’occhio che va bene accettare a condizione di non sedersi comodamente su di una nuvola), bisogna essere, bisogna cominciare con l’esistere. La finalità del discorso astrologico è l’Ethos: vale a dire il carattere, la psicologia. La carta del cielo natale ci rimanda direttamente all’umano allo stato vivo divenuto come un libro aperto. Comunque, bisogna rendere tangibile questa verità umana. Il concetto di «fatto astrologico» risale al politecnico francese Paul Choisnard il quale, negli anni trenta, lo definì in linguaggio probabilista: fatto impersonale e riproducibile di una legge di relazione all’origine della corrispondenza: il tale dato astrale corrisponde al tale dato umano quando il primo s’incontra più frequentemente nei portatori del secondo che negli altri individui, in base al criterio di un significativo scarto di frequenze. Proposto il modello, Choisnard offre anche un primo risultato. La tradizione insegna che la congiunzione del Medio Cielo con Giove è un fattore di elevazione sociale. Raggruppati 2000 casi comuni e 1500 celebrità, egli ottiene per i primi un risultato conforme alla frequenza teorica, ossia del 5,5%, mentre per gli altri raggiunge una frequenza speciale del 12%: fu così che nacque la culminazione juppiteriana e che si tracciò definitivamente la via di un controllo generale. Nella conquista del «fatto» astrologico, in questa seconda metà del secolo – grazie al perfezionamento del mezzo statistico ed all’apporto dell’informatica – abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione attraverso le ricerche della coppia Michel e Françoise Gauquelin. Su un bagaglio di circa un centinaio di migliaia di casi esaminati, costoro sono arrivati (in partenza, loro malgrado, sicché gli avversari finirono col diventare cripto-astrologi)a garantire le fondamenta della pratica tradizionale: l’importanza del passaggio d’un astro agli angoli del cielo, specie nel sorgere e nella culminazione superiore, e la validità della tastiera simbolica di cinque pianeti. Il tutto a tre livelli: su un registro di tratti caratteriali specifici, come dominanti di gruppi professionali, e nella ripetitività familiare in quanto trasmissione ereditaria. Bilancio prodigioso sebbene molto limitativo, lo zodiaco – tutto un mondo – ammutolito alle interpellanze (certo molto ingenue) di Michel Gauquelin, così poco sensibile all’idea-forza astrologica. A sostituirlo in questo nuovo campo di ricerca fu Ciro Discepolo, aiutato dalla competenza di Luigi Miele. La concezione di una «ereditarietà astrale», secondo la quale si ammette che configurazioni identiche si trasmettano di padre in figlio (che in una certa misura il simile generi il suo simile)risale a Keplero e, all’inizio del secolo, Choisnard ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia: «Il bambino non ha quel carattere perché nasce in quel momento, ma nasce in quel momento perché ha o avrà quel carattere per motivi ereditari (...) Soprattutto si nasce sotto quel cielo perché si ha già quel carattere ereditario». I numerosi esempi celebri da lui forniti mostravano ripetizioni di posizioni angolari, ma anche riproduzioni di aspetti e posizioni nei segni. Ciò gli valse una condanna implacabile da parte del Michel Gauquelin autore de «L’Influenza degli Astri» (1955): egli dichiara che del suo lavoro non resta «assolutamente nulla. Non il minimo risultato che sia venuto a fornire un sembiante di prova all’una o l’altra delle influenze affermate». Una critica imprudente. Choisnard aveva già rilevato l’eredità astrale per angolarità. Oggi, è proprio a Choisnard che Ciro si riallaccia nel riabilitare, almeno in parte, la correlazione eclittica. Non ci sbagliamo: siamo di fronte ad un importante evento astrologico. A seguito delle sue due inchieste, una su 8219 e l’altra su 3972 nascite, per la prima volta una notazione di classificazione zodiacale figura nelle correlazioni di eredità astrale: la rivelazione di una tendenza acché il segno Ascendente del bambino sia il segno solare del padre o della madre. È ovvio che questo implica contemporaneamente l’esistenza di un contenuto psicologico di ciascun segno che un’inchiesta sull’angolarità solare dovrebbe rivelare.

SE

una o più inchieste vengono ancora a confermare questo risultato, possiamo affermare di essere giunti ad una nuova tappa del progresso della nostra scienza. Qui, abbiamo l’occasione di ricordare il nostro principio di realtà: l’astrologia non funziona con non importa che o non importa come; essa parte soltanto da correlazioni fondate. Detenerne una reale è la regola prima di tutta l’operazione interpretativa, al punto che la storia dell’arte di Urania si può riassumere in un continuo tentativo – lento, laborioso, troppo spesso fallito – di ricerca e di edificazione di tali correlazioni. Un buon astrologo è un virtuoso correlazionista nel puro e nel duro. Il bilancio statistico è naturalmente il segno più chiaro e più lampante della loro esistenza. Tuttavia si raccomanda di sfuggire ad una ristrettezza spirituale rifiutando di apprezzare altre manifestazioni della loro presenza, se si constata sperimentalmente la ripetizione ordinata. Sull’esempio della congiunzione Sole-Giove nell’astrologia mondiale, che autorizza il pronostico positivo, pacifico, costruttivo o portatore di progresso, sulla scena della vita mondiale... Più deterremo delle correlazioni sicure, più si fortificherà il sapere astrologico. Ciro aggiunge una nuova maglia alla già pesante catena. Può ben sperare di vedere il proprio nome scritto in lettere d’oro nel memoriale del pantheon d’Urania, poiché al suo nome è legata una correlazione di eredità astrale che tanto si addice ad un perfetto cancerino come lui, segno in cui sono riuniti il suo Ascendente e il suo Sole.

André Barbault

Al falso risultato statisticamente significativo, trovato da Ciro Discepolo e di cui si parla nel suo libro: "Osservazioni politematiche sulle statistiche Discepolo/Miele" non ne sono seguiti altri. Le parole di elogio che Andrè Barbault rivolse a Ciro Discepolo in quella occasione non hanno più alcun valore.

Nessun commento: